Stefano Rabozzi

Stefano Rabozzi vive a Novara.

Ha una vasta gamma di interessi artistici e una grande passione per la sperimentazione. Molto versatile, i suoi soggetti e temi variano notevolmente.

La sua pittura nasce dal divertimento e dall’incanto interiore, dalla passione e dall’entusiasmo. Talvolta si avvicina alla pittura d’impressione, talaltra coglie aspetti naif.

Gioca e sperimenta con la tavolozza per creare effetti diversi.

Nella natura morta si esprime attraverso la luce. Il chiaroscuro, le luci e le ombre,  creano effetti tridimensionali nel paesaggio urbano e donano ai suoi soggetti una maggiore profondità e una sensazione di solida presenza.

Si coglie un interesse per la rappresentazione della bellezza nella vita quotidiana, accanto allo studio della figura umana, o al puro gioco di colore.

Un artista poliedrico dunque, dalla pittura coinvolgente.

 

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Stefano Rabozzi

 

Stefano Rabozzi, 65 anni, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ormai dal lontano 1985.
Ha pubblicato tredici libri in carriera. Ricordiamo gli esordi, con il libro di poesie “Frammenti”, che vince a Roma il Premio Internazionale “Leone d’Oro per la Letteratura”. Sono seguiti romanzi, “Quella cascina della Bassa”, “Gli Alpini non vanno per mare”, saggi e racconti come “Nel nome del Padre”, dedicato alla figura pastorale del Pontefice Giovanni Paolo II, ora San Giovanni Paolo II, il libro dal titolo “Ero in guerra ma non lo sapevo” con Alberto Torregiani, storia dei primi movimenti terroristici italiani degli anni ’70. Escono poi due libri fotografici con Mirko Bosio, l’obiettivo magico delle splendide foto de “La magia del Lago d’Orta” e “Novara Svelata”, dove Rabozzi scrive i testi. E’ un pittore autodidatta che crea le sue opere quasi esclusivamente ad olio su tavola, raramente su tela. Inizia a dipingere nel lontano 2000, per pura passione, mentre intorno al 2019, poco prima della Pandemia, i suoi lavori vengono visti ed apprezzati dall’allora Direttore del Museo d’Arte Moderna di Copenaghen, Enrico Ascalone, che sceglie una delle opere di Rabozzi da tenere nel suo studio personale. Durante la Pandemia, nell’impossibilità di muoversi, Rabozzi crea in successione una ventina di lavori che vanno dall’espressionismo, alle nature morte, ai paesaggi della bassa novarese, tanto cara all’Autore, fino, ultimamente, a lavori tra l’espressionismo e la forza materica e il trionfo del colore.
Vive e lavora dalla nascita a Novara