“Il segno e l’emozione”

[…] di un processo d’indagine fondato e sorretto sulla presenza e l’intervento, vitali, della straordinaria, già in partenza, emozionale percettività di un segno, già denso e carico, in partenza, di una propria piena figuratività nel succedersi delle proprie filtranti vibrazioni.

Una opera  che, ripetiamo, non avrebbe potuto non colpirci, assai fortemente, nella dialettica intensità di un processo segnico condotto, già in partenza, di per se stesso il segno altro non sarà se non simbolo  di emotività, a proiettarsi  nella elaborazione, sofferta di un tessuto materico denso di plastiche, tormentate e violente pulsazioni, come venuta affiorando dagli spazi dilatati nel riecheggiare, di lontane, antiche memorie, nella tensione, cioè di uno sforzo incessante, non facilmente appagabile, di indagine e scoperta, di svisceramento, di radiografica, esasperata verifica delle più segrete verità, venuto traducendosi nella drammatica trasfigurazione di una visione mossa nella profondità di un clima, di commossa, umana, preoccupata partecipazione.

Un impegno, quello di Olivia Pegoraro, chiamato ad essere colto e avvertito, a trasparire, in fondo, in partenza anche dalla semplice, anche se affrettata lettura, delle sue pagine incise così fortemente penetrate di uno straordinario colore emotivo, non necessitante in realtà, di alcun ulteriore sostegno alla più ampia comprensione, dei propri valori maggiormente portanti, anche se lieto, con queste affrettate righe  di poterle testimoniare della mia amicizia e, per quanto esso vale, di riconfermarle, il mio giudizio sulla sua piena validità culturale.

Giorgio Trentin-tratto  dallo scritto per la mostra personale  “Il segno e l’emozione”   tenutasi al Museo    della Stampa- Casa Stampatori di Soncino (CR)dal  4 nov. 2007 al 17 feb.   2008.

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