Gianni Mantovani
Gianni Mantovani nasce a Concordia (Modena), dove tuttora risiede.
Studia all’Istituto d’Arte di Modena e all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
A diciassette anni vince il concorso indetto tra gli studenti delle Accademie d’Arte Italiane, tenuto presso il Palazzo dei Musei di Modena. Successivamente, rappresenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna alla “Terza Mostra di Incisione”, presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe alla Farnesina, a Roma.
A 23 anni inizia a insegnare Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Bologna.
Verso la metà degli anni ’80, la sua ricerca artistica si orienta verso l’astrazione, in sintonia con il critico Giorgio Cortenova (Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Verona), che teorizza l’“Astrazione arcaica”. Cortenova lo presenta alla Pinacoteca di Macerata e alla Galleria Civica di Vicenza. In questo periodo, Mantovani espone le sue opere, caratterizzate da un’astrazione sempre più lirica, in diverse città tra cui Firenze, Trieste, Verona, Roma, Pavia e Sofia (Bulgaria).
Nel 1994 vince il concorso nazionale per le Accademie di Belle Arti, ottenendo la cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Per diversi anni è Segretario dell’Istituto di Pittura. L’Università di Bologna gli affida incarichi per tenere lezioni ai corsi di specializzazione SISS per i futuri insegnanti di Educazione Artistica e Discipline Pittoriche.
Sempre nel 1994 partecipa alle mostre “Cinderella’s Revenge” e “Spectacles”, esponendo insieme a stilisti come Armani, Ferrè, Jean Paul Gaultier e Yves Saint Laurent. Queste esposizioni fanno il giro del mondo, toccando sedi prestigiose come la Cristinerose Gallery di New York, Lane Crawford a Hong Kong e Smith’s Galleries a Londra.
Negli anni ’90 sviluppa una forte passione per l’Arte Africana, collezionando opere che verranno esposte a Parigi, Genova e Milano, e pubblicate su libri e riviste in Francia, Inghilterra, Belgio e Stati Uniti. Questo interesse contribuisce a una svolta creativa: le sue nuove opere pittoriche si arricchiscono di immagini semplici e fantastiche, con paesaggi, fiori e natura rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali, alimentate da memorie e visioni sognanti.
Espone in spazi pubblici e privati, tra cui:
- Palazzo delle Esposizioni di Roma (FAO World Food Summit)
- Galleria Romberg di Latina
- Galleria Mazzocchi di Parma
- Istituto di Cultura “Casa Cini” di Ferrara
- Istituto di Cultura Italiano di Berlino
- Galleria Comunale di Angoulême (Francia)
- Università di Parenzo (Croazia)
- Castello dei Pico di Mirandola
- Museo Civico di Castelfranco Emilia
- Pinacoteca Nazionale di Bologna
- Palazzo d’Accursio a Bologna
- Galleria Unimediamodern di Genova
Negli ultimi anni, Mantovani si concentra sempre più su tematiche ambientali, avvertendo l’urgenza di affrontare, con una visione collettiva, le problematiche legate ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento globale.
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Hanno scritto di lui:
Renato Barilli, Mario Bertoni, Luigina Bortolatto, Maria Campitelli, Toti Carpentieri, Renata Casarin, Giorgio Celli, Claudio Cerritelli, Vittoria Coen, Diego Collovini, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Roberto Daolio, Gianfranco Ferlisi, Michele Fuoco, Armando Ginesi, Antonio E. M. Giordano, Walter Guadagnini, Massimo Mussini, Filiberto Menna, Nicola Micieli, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Sandro Parmiggiani, Marilena Pasquali, Concetto Pozzati, Giuliano Serafini, Sandro Ricaldone, Matteo Vanzan.
Incandescenze (Pietro Lenzini)
Incandescenze All’insegna del rosso, intenso, assoluto, i dipinti di Gianni Mantovani ricreano paesaggi mentali di una natura artificiosa, ripensata sul dettaglio lineare, ondeggiante tra i profili collinari punteggiati da alberi ritagliati sullo spazio omogeneo del fondo.
Le essenziali notazioni ambientali, ridotte come l’arabesco di un tessuto, non descrivono che una cifra, il ricordo di una cosa veduta, come nella mente incontaminata di un fanciullo, ma quella apparente ingenuità è il frutto di una lunga elaborazione, il risultato della semplificazione di ogni descrittiva memoria del paesaggio.
Ci sono, indubbiamente dei rimandi a certi stilemi della transavanguardia, sopratutto nella felicità cromatica o nel segno dai contorni, delicatamente molli, tondeggianti delle colline e delle nuvole.
E’ la coscienza di una natura perduta e incandescente, anche al riferimento del mutarsi climatico e al surriscaldamento del pianeta e alle sue conseguenze, espresse dal colore rosso vivo.
Ma vi ravviso, nel lavoro di Mantovani, una nota poetica densa di spiritualità come simboleggiata dal colore rosso fuoco dello spazio che è espressione forte dello spirito.
Pietro Lenzini
L’Arte come voce della Natura (Tina de Falco)
L’arte contemporanea si è evoluta verso una nuova consapevolezza, concentrando il suo sguardo sul cambiamento ambientale e sugli effetti sul territorio.
È mutata l’osservazione: ora si rivolge alla natura che cambia. La “Natura” non è più solo il soggetto della bellezza, o il modello da imitare, ma lo spettacolo che sta finendo.
Già nel 1988, l’autore Bill McKibben, con il suo libro La fine della Natura, offre una visione pessimistica dell’ambiente e in particolare del riscaldamento globale e dell’effetto serra. Sono emozioni che prova e vuole trasmetterci come un monito.
Nel 2005, è sempre McKibben a fare un accorato appello all’arte, affermando la sua importanza nel far comprendere il Climate Change anche da un punto di vista emotivo, attraverso il diretto coinvolgimento degli artisti.
L’arte, però, aveva già sentito la voce della Terra che mutava, e in diversi modi ha dato e continua a dare il suo contributo per richiamare l’attenzione di tutti.
È nata una nuova consapevolezza, e il tema dei cambiamenti climatici diventa sempre più centrale nell’arte del nostro tempo. Gli artisti, tradizionalmente conosciuti come ambasciatori di bellezza, oggi sono ambasciatori del cambiamento e si trovano di fronte una nuova sfida.
Artisti come Gianni Mantovani stanno affrontando il tema del riscaldamento globale attraverso opere emotive e simboliche, utilizzando il colore rosso per rappresentare un cielo e una terra ormai bruciati.
Le sue opere narrano di luoghi ridotti a pochi elementi, trasmettendo una sensazione di solitudine e anticipando un possibile futuro del pianeta.
Il suo rosso non è solo una scelta cromatica o stilistica: ogni opera è un pezzo del suo stato emotivo, del suo sentire per ciò che accade intorno a noi.
La sua arte potrei definirla “sentimentale emotiva”, perché tratta il tema dell’ambiente con gli occhi di uno stato d’animo, che è il suo e forse anche il nostro.
Occhi diventati rossi per la distruzione della liricità del paesaggio, per la distruzione dei luoghi cari.
Un discorso narrativo comprensibile anche ai bambini, che colgono nel suo rosso la rabbia per la distruzione di qualcosa che ci apparteneva.
La mostra “Rosso Clima” è un esempio di come l’arte contemporanea si stia dedicando alla sensibilizzazione su questa importante tematica, offrendone una visione “rossa”.
Tina De Falco
La poesia delle emozioni (Edoardo Maffeo)
L’arte è espressione dei tempi.
Forse non è la catalizzatrice totalizzante delle nostre vite e del nostro modo di pensare, ma di sicuro influenza il nostro sguardo e il nostro gusto. Possiede il potenziale per mutare plasticamente la prospettiva da cui osserviamo un problema, di cambiare rapidamente gli stereotipi e i modi con cui pensiamo.
L’arte può suggerire riflessioni profonde e concrete, senza trascurare le sfere emozionali a cui esse sono connesse, ma, soprattutto, l’arte ha la straordinaria capacità di evocare e trasmettere quelle che ormai tutti chiamano “urgenze”.
Sebbene per anni il senso comune non sia riuscito a metterne a fuoco l’entità e l’imminenza, argomenti attuali e preoccupanti come il cambiamento climatico e il riscaldamento globale non possono che offrire a un artista spunti in abbondanza per un racconto funzionale a una rilettura critica del sistema uomo-natura.
L’obiettivo resta quello di sensibilizzare e spiegare i tanti perché questi cambiamenti stanno avvenendo, quali sono le evidenze e gli impatti anche da un punto di vista culturale e sociale, e come tutti noi possiamo agire per frenare i tanti, troppi, comportamenti autodistruttivi dell’uomo ed evitare che questo processo degeneri in una tragica ed irreversibile crisi sistemica.
La Natura non è cosa esterna a noi, ma fa parte di noi – anzi, noi siamo parte di lei – per cui non è possibile raccontarla senza far ricorso alle emozioni. Solo l’arte può riuscire a coinvolgere le sfere emozionali e toccare a fondo determinate corde.
Poi, come sempre, è un problema di “toni”: come nella vita di tutti i giorni, anche nel mondo dell’arte c’è chi strilla, chi provoca, chi graffia e chi batte la grancassa.
Per fortuna, c’è anche chi, pur preoccupato ed indignato per la mancanza di una consapevolezza collettiva sui temi ambientali, riesce ancora a porgere il suo messaggio con estrema eleganza, con il segno raffinato e la delicata poesia del colore.
Ho sotto gli occhi decine di immagini delle opere di Gianni Mantovani, e sono sopraffatto dall’essenzialità e sobrietà – tutt’altro che ingenua – dalla semplicità delle sue composizioni.
Orizzonti alti e tesi, punteggiati da monti rigorosamente triangolari e rilievi tondeggianti. Il profilo di qualche piccolo edificio bianco, delle barchette con le vele spiegate, ciuffi d’erba, arbusti e alberi, a volte solitari, a volte maestosi ma rinsecchiti.
Tutto qui, quasi all’infinito. Nessun essere vivente, nessuna presenza umana?
Un vuoto solo apparente, poiché la rada disseminata di casette bianche, sulla scorta della lezione di Carl Gustav Jung, non ci narra di solidi edifici o di spazi reali, ma di allegorici spazi dell’Io. Anzi, di una costante coscienza individuale che si pone al centro della scena.
Ad accendere questi panorami desolati, senza tempo e senza luogo, provvedono quei rossi laccati, a volte brillanti, a volte ombrosi, che si sciolgono nello spazio del cielo e della terra. I neri profondi delle occasionali pozze d’acqua. Quei gialli e bianchi freddi, che segnano i confini tra il tutto e i pochi elementi formali presenti nella composizione.
Se i colori sono un non velato omaggio all’arte tribale africana, il sapiente uso narrativo, emozionale e simbolico che ne fa è tutto suo: la terra arde, il caldo soffoca, il pericolo è imminente, l’allarme è già scattato da tempo.
Nell’opera di Mantovani c’è una realtà che è realtà intellettuale, e c’è lo spazio, ma è lo spazio che vive dentro di noi, egualmente reale come lo spazio misurabile del nostro mondo esterno.
Siamo in piena metafora, con un atto di lucida semplicità, di completo abbandono alle immagini interiori, cercando di tornare all’essenza, come hanno fatto i popoli primitivi e come fanno i bambini, per ritrovare il segreto perduto dell’innocenza.
L’artista abbandona la loquacità espressiva che purtroppo caratterizza tanta figurazione contemporanea, lasciando spazio all’espressione delle trame essenziali.
Ed è proprio questa narrazione del mezzo, questa concentrazione sulla massima forza espressiva possibile di ogni segno, che dona alla sua pittura una potenza poetica dirompente e una forza straordinaria al suo messaggio sulla gravità dell’ora.
Edoardo Maffeo
Bibliografia Essenziale
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REDAZIONE “Modena – Gianni Mantovani” Segno, Dicembre 2011- Gennaio 2012
REDAZIONE “Gianni Mantovani – Nel Vento” Il Giornale dell’Arte, Dicembre 2011- Gennaio 2012
ELEONORA FRATTAROLO “Lascia un segno” testi catalogo mostra, Pinacoteca Nazionale, Bologna, 2011
BEATRICE BUSCAROLI E ELENA MARCHETTI “In-SegnAti da Bologna” testi catalogo mostra, Fondazione Zucchelli, Bologna, 2016
VITTORIO ERLINDO E PAOLO CONTI “…E fu Terremoto” testi catalogo mostre, Galleria Civica d’Arte Contemporanea,Viadana, 2018; Abbazia, Weingarten (Germania), 2019
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PAOLO GUALANDI E SANDRO MALOSSINI “Bologna Velata” testi catalogo mostra, O.A.S.I, Vergato (Bo), 2020
HANA SILBERSTEIN, ENRICO MULAZZANI e MICHELE FUOCO “25 Artisti per la Repubblica Italiana” testi catalogo mostra, San Giovanni in Persiceto (Bo), 2021
GIANFRANCO FERLISI “RamificAzioni” testo catalogo mostra, Novi di Modena, 2021
MATTEO VANZAN “Nel respiro del Mondo” testo catalogo mostra, Verona, 2021
SANDRO RICALDONE “Paesaggio, meta e origine” testo catalogo mostra, Galleria Unimediamodern, Genova, 2021
MICHELE FUOCO “L’urlo del pittore Mantovani contro il surriscaldamento globale” Gazzetta di Modena, 22.01.2022
FRANCESCA MANZINI “RamificAzioni” testo catalogo mostra, Novi di Modena, 2022
ANTONIO E. M. GIORDANO “Gianni Mantovani – Il giorno che verrà” testo catalogo mostra, Galleria Pallavicini 22, Ravenna, 2022
MARCELLO TOSI “Gianni Mantovani in mostra alla Pallavicini di Ravenna” Corriere Romagna, 24.11.2022
SANDRO RICALDONE “Paesaggio, meta e origine” , Amicando Semper n. 48, diretto da Enzo Santese Gennaio 2023
CHIARA CINELLI “A Milano, l’arte è di “casa””, Lombardia Economy, 10.01.2023
ALESSANDRO CHIODO “Le Ortiche: Antologia di arti e lettere”, Pondera Verborum, Torino, 2023
CRISTINA ACIDINI E TIZIANA LEOPIZZI “Artour-O il MUST e l’Armonia” testi catalogo mostra, Firenze, 2023
LUIGI ENZO MATTEI “Trent’anni e un Secolo” testi catalogo mostra, Palazzo d’Accursio, Bologna, 2024