Descrizione
Q.I. 0 – I microcefali
A sinistra, su masonite, pirografia parzialmente con acrilici; a destra, foto del mio caminetto, sugli alari sono Turetta e impagnatiello, il resto simula tappezzeria.
Si parla di crudeltà quando orsi, leoni o altri animali, per assicurarsi la piena disponibilità di una femmina, uccidono i cuccioli di lei, frutto di una fecondazione precedente. Mai si è sentito di un esemplare che abbia ucciso una femmina della sua stessa specie con cui intendeva accoppiarsi. La morte provocata all’interno di una stessa specie di solito è ridottissima e il conflitto in genere è risolto in modo che il perdente accetta la sconfitta e si allontana; non c’è perdita di vita. Non nell’uomo. È incredibile quanto, nella specie umana, invece, si uccida enormemente più che in qualsiasi altra specie vivente. “Homo homini lupus” si dice da tempo, e le guerre ne sono solo un esempio.
Se la natura ha delle leggi imprescindibili istintivamente accettate, perché così tante donne si sono trovate nella condizione di essere preda di esseri di natura inferiore agli animali e hanno perso la vita?
Non ho una risposta compiuta, ma ho una teoria e una proposta.
Teoria
Non credo si tratti di una semplice malattia mentale, perché sembra sia dimostrato che non tutti i delitti efferati siano stati commessi da persone incapaci di intendere e di volere. È più probabile si tratti di una malattia sociale che spinge alla deresponsabilizzazione e che, individualmente, si traduce nel far crescere e incoraggiare individui con scarsissime capacità di intendere e sproporzionata volontà di volere (meno si capisce, più fortemente si vuole). Di conseguenza, si nascondono e si negano le proprie responsabilità, e mai si vogliono subire le conseguenze delle proprie azioni.
Ne deriva un numero incalcolabile di menzogne per sostenere la propria estraneità. Di questo grave delitto, la deresponsabilizzazione, indico come maggiori responsabili le madri e la diseducazione familiare. Questo vale solo per i maschi, perché le figlie femmine vengono di solito aspramente criticate, non risparmiate dai sensi di colpa e spinte ad accettare il primo marito che capita.
La proposta – Decalogo per le donne che rispettano la propria vita e vogliono conservarla
Occorre che le donne imparino a riconoscere subito (appena un uomo si avvicina) se si tratta di un pericolosissimo predatore.
Dieci punti per riconoscere dai sintomi un predatore:
- È incapace di ordinare e organizzare quanto serve alla sua stessa sopravvivenza. Non è autosufficiente né cerca di provarci. Deve essere accudito e assistito come un lattante.
- Concepisce come offesa di lesa maestà la non immediata obbedienza alla sua volontà.
- Ha un delirio di onnipotenza che non esclude, in caso di frustrazione, piagnistei, vittimismo e invenzione di malattie inesistenti.
-
È incapace di accettare sconfitte e cerca sempre rivincite.
- Non tollera critiche e rifiuti.
- Non riconosce i propri errori.
- Nega ogni responsabilità, anche di fronte all’evidenza, e ricorre sistematicamente alla menzogna.
- Vuole dirigere e controllare, soprattutto se ha una compagna. Seleziona le sue amicizie e limita le sue scelte di vita.
- Ha bisogno di una donna da schiavizzare (colf, badante, cuoca, infermiera, oggetto sessuale e magari anche finanziatrice del suo ozio).
- Spesso è dipendente da gioco d’azzardo, droghe o altri vizi autodistruttivi.
Se c’è anche solo un minimo sospetto su uno di questi punti, NON CERCATE DI CAMBIARLO!
Come è stato educato, così rimarrà. Prima che possa convincersi di avere dei diritti sulla vostra vita, rottamatelo e lasciatelo cuocere nel suo brodo.
ROBERTA MONTICIANI
Contatta Roberta Monticiani