Paolo Federico
Paolo Federico è laureato in canto lirico e discipline musicali. E’ stato vincitore del Festival di Napoli edizione 2004 ed altri importanti concorsi canori.
Ha frequentato l’Università di Bova Marina URETELB ed in particolare il corso di pittura diretto dal maestro Tito Arcudi. Ha vinto il Premio Leonardo da Vinci nel gennaio 2015 a Cesenatico e Nike di Samotracia nel marzo 2015 a Firenze.
Paolo Federico
testo di Giovanni Di Mare
La pittura paesaggistica di Paolo Federico si impernia di accenti espressionistici, volendo con semplicità l’autore impressionare una visione naturale di luoghi a lui cari, e ciò lo fa con un impianto architettonico del quadro, deciso nella delineazione degli elementi, nella composizione delle prospettive e nella organizzazione dello spazio pittorico. I colori, a volte accesi a volte timidi e stemperati, delineano i vari stadi cromatici che assume la natura,nelle varie ore del giorno e nel variare delle stagioni. La cosmologia del piccolo mondo pittorico di Paolo Federico si impernia nell’osservazione e impressione di luoghi calabresi e non solo. Nel modo di affrontare il paesaggio, dai tratti anche un po’ Naif , ricorda tanto il cromatismo di Ligabue. Passando alla pittura dei fiori e delle nature morte, queste tele si presentano invece più impressionistiche con un uso del colore a macchie cromatiche, e pennellate grasse che assumono varie sfumature, i colori più grassi nell’impasto mantengono però la pulizia, segno di un accorta tecnica pittorica. I soggetti sono scelti nella semplicità della natura, come le calle e il glicine tipici del giardino mediterraneo, e i tulipani rossi, così come frutta tipica mediterranea quali fichi d’India e limoni, protagonisti della vita comune e della tavola mediterranea. Il pittore Paolo Federico è un pittore della semplicità esistenziale, la sua è una pittura candida, come una pittura d’ un anima innocente, che impressiona nella tela, la sua osservazione del cosmo, questo candore e questa innocenza è delineata da colori molto tenui, chiari, rilassanti, la mano del pittore, osserva, mai aggredisce, né sovrasta l’essenza realistica della natura, ma si limita ad impressionarla sulla tela, con cromie quasi velate, a disegnare “un pensiero”, un immagine sfocata nel ricordo elaborato della mente emozionata del Pittore. Potremmo quasi parlare di un’estetica pittorica connotata dalla “poetica del fanciullino” rubando un concetto caro e tipico della poesia di Giovanni Pascoli, per cui il Pittore qui come il Poeta è “Fanciullo”. Ricordava Pascoli nel delineare la poetica del “Fanciullino” che in ognuno di noi c’è un “fanciullino” che conserva la sensibilità dell’infanzia che si esprime compiutamente nella voce del poeta. Egli ignora l’esistenza della ragione e guarda al mondo con gli occhi della fantasia, ma l’atteggiamento di innocente stupore di chi scopre le cose per la prima volta (come Adamo). Per seguire il fanciullino che è in sé il poeta deve liberarsi di ogni struttura razionale e fare uso del linguaggio ingenuo, trovando anche diversi significati ideologici dietro ad ogni cosa.
Giovanni Di Mare