Francisco Garden Eden
Francisco Garden
Eden
h/67 – Peso kg 4,040
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».
All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!».
L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
Il Signore Dio disse allora: «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita.
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Storia, leggenda, credenza, culto ma anche bellezza, purezza e sensazionalità: così si può descrivere l’Eden di Francisco Garden che propone una scultura unica nel suo genere, capace di sfidare le leggi umane plasmando la materia a propria immagine e somiglianza, creando figure sinuose e allungate, che sembrano danzare verso l’alto, nell’infinito vortice del tempo e dello spazio. Qui tutto si concentra su di un piccolo punto di colore, un oggetto anzi un frutto da cui tutto ha avuto fine e inizio, dove la vita dell’uomo da celeste, pura e ultraterrena si è fatta carne, si è fatta tangibile, si è fatta peccatrice. La mela che l’uomo e la donna tengono stretta tra le loro mani è tinta di rosso, un colore caro ai sentimenti, alle emozioni umane, all’amore terreno ma anche alla passione e al sacrificio del Figlio fattosi Uomo per la salvezza dell’Umanità. Ed ecco Garden raffigurare l’uomo e la donna che con un braccio sembrano aggrapparsi all’Altissimo nella speranza di riceverne il perdono, ma con le gambe ormai terrene che si fondono con il suolo, ancorando ogni loro speranza a questo nuovo “universo”, rilegandoli nel mondo degli uomini (e non più delle anime) come simbolo della giustizia divina che condanna i peccatori a questo tremendo supplizio. Solo il Battesimo, simbolo dell’iniziazione del neonato alla vita Cristiana, può liberare l’essere umano dal peccato originale, facendogli vivere questa vita terrena nella speranza di una più gloriosa ed eterna esistenza trascendentale. Francisco Garden ha saputo ben cogliere questo concetto tanto ancestrale quanto contemporaneo, riproponendone i tratti salienti nella leggera possanza del tratto volumetrico dell’opera, dove linee, forme e figure sembrano danzare in uno spazio senza tempo, dominato solo dalla bellezza della creazione artistica dell’umano ingegno.
Marco Grilli